Aspasia di Mileto è considerata una delle figure più affascinanti e complesse dell'Atene del V secolo a.C. La sua vita e la sua carriera sono presentate dalle fonti antiche e moderne come circondate da un alone di mistero, che ha alimentato secoli di interpretazioni contrastanti e dibattiti. Filosofa, retore, ma anche amante di Pericle, figura di spicco nella politica ateniese, Aspasia è una figura su cui si è attivata una sorta di sforzo di iper-comprensione e, nonostante le fonti frammentarie che la riguardano, è rappresentata come un esempio di come la società dell'antica Grecia – patriarcale e maschilista – fosse incapace di confrontarsi con una donna con idee e valori (che per il fatto stesso di esistere diventano idee "fuori dai canoni tradizionali").
Aspasia viene spesso descritta come una donna eccezionale, in grado di influenzare la politica e la cultura ateniese, senza appartenere all'élite dei cittadini ateniesi, ma godendo di un’influenza che va ben oltre i limiti sociali e di genere del suo tempo. Viene associata, innanzitutto, alla figura di Pericle, ma la sua presenza va ben oltre quella di una semplice compagna. È famosa per la sua (necessariamente) frustrata capacità oratoria e per il suo insegnamento della retorica, che avrebbe attratto molti degli uomini più influenti di Atene, tra cui Alcibiade, Socrate e, naturalmente, Pericle stesso. La sua intelligenza e la sua capacità di influenzare le decisioni politiche sembrano emergere come i tratti distintivi della sua figura, accanto al suo ruolo di amante e di “compagna”.
Ciò che è particolarmente interessante nel cercare di fare una riflessione su Aspasia - ieri e oggi - è la difficoltà di parlare di una filosofa e maestra di retorica senza cadere in giudizi moralistici o, al contrario, nell’enfasi, modi opposti per sminuirne la complessità. Le fonti storiche su di lei sono per lo più indeterminate e spesso frammentarie, scritte da autori che la descrivono secondo criteri di 'moralità', ma anche con una certa ammirazione per la sua intelligenza. Da un lato, questa situazione ha favorito un’immagine di Aspasia come una donna di grande potere e influenza, simbolo di una figura femminile che sfida i limiti imposti dalla società. Dall'altro, però, alcuni resoconti dell'epoca insistono con un gusto particolare sulle sue presunte inclinazioni morali, creando un quadro volutamente ambivalente che oscilla tra il giudizio positivo e quello negativo.
Era intelligente, ma...
La tradizione di lettura, tanto antica quanto contemporanea, spesso ricade in questa polarizzazione. Le donne che emergono in campi intellettuali e politici, come la filosofia e la retorica, sono frequentemente rappresentate come eccezioni straordinarie, e questo le fa sembrare quasi delle 'figure mitiche', o viceversa come emblemi di 'trasgressione', o addirittura pericolose. Aspasia non fa eccezione. Si corre il rischio di enfatizzare eccessivamente il suo ruolo, presentandola come una pioniera della femminilità intellettuale, o di ridurla a una figura di intrigo, iper-sessualizzata, nell'incapacità di costruire una visione oggettiva e equilibrata.
Il moralismo che per secoli ha caratterizzato la lettura delle figure femminili nel pensiero e nella cultura occidentale si manifesta pesantemente nella storia di Aspasia. La sua capacità di influenzare la politica e la retorica si colora di un segno diverso rispetto alle analoghe capacità dei personaggi maschili, per i quali è assolutamente normale rivestire un ruolo di primo piano nella vita politica della polis: diventa "misteriosa, "ambigua", "incomprensibile" e più per i moderni che per gli antichi! Siamo certi che la società ateniese non avesse categorie per comprendere una donna che esercitava un potere intellettuale così rilevante? O questa difficoltà di interpretazione è più moderna? L'idea che il giudizio su un personaggio della vita politica e culturale debba essere netto - positivo o negativo - vale per tutti? O l'indugiare sull'ambiguo, sul mistero, sull'aneddotico è particolarmente legato alla discussione su figure femminili?
Questo ci porta a una riflessione metacognitiva su come, quando si parla di donne come Aspasia, sia facile cadere nella trappola di ridurle a icone di (im)moralità o di eroismo. In effetti, le donne intellettuali e politiche del passato, come Aspasia, vengono frequentemente interpretate in modo semplificato, sia attraverso un filtro che le esalta come avanguardiste, sia attraverso quello che le riduce a figure ambigue. Entrambe queste letture, in realtà, non sono altro che risposte ai nostri pregiudizi contemporanei, che non permettono di vedere la loro figura nella sua vera complessità.
La realtà storica è che sappiamo pochissimo di Aspasia, come di molte altre donne che hanno cercato di imporsi nella storia come intellettuali e di influenzare non solo il pensiero filosofico e politico del loro tempo, ma anche di riconfigurare la sfera privata, attraversando le difficoltà di un contesto che non dava loro alcun diritto di parola. Da cui l'equazione con la prostituzione e l'abiezione morale.
Aspasia ci offre quindi una lezione importante. La sua vita non si presta a facili conclusioni. Come spesso accade con le figure storiche particolarmente complesse e di cui abbiamo poche informazioni, non è facilmente incasellabile in categorie nette, Aspasia dimostra come sia possibile anche se rischioso per una donna emergere in un contesto maschilista e, attraverso l’intelletto, l’influenza e la retorica, diventare una presenza determinante nella vita politica e culturale. La sua influenza, le sue doti intellettuali e il suo ruolo nella storia non sono tuttavia né una testimonianza, né un esempio; un rimpianto, forse, di quanto si è perso in termini di conoscenza, cultura e azione politica rinunciando volontariamente a una parte consistente delle risorse dell'umanità.
Ecco le fonti che parlano di Aspasia:
- Platone. Nel Menesseno, Platone ironizza sul rapporto tra Aspasia e Pericle, citando Socrate che afferma che Aspasia è stata l'insegnante di molti oratori. Platone attribuisce inoltre ad Aspasia la 'paternità' (maternità!) dell'epitaffio per i caduti del primo anno della guerra del Peloponneso. Alcuni studiosi ritengono che Platone si sia ispirato ad Aspasia per il personaggio di Diotima nel Simposio.
- Plutarco. Nella Vita di Pericle, Plutarco afferma che la casa di Aspasia divenne un centro intellettuale che attrasse scrittori e pensatori noti. Nonostante la sua vita immorale, secondo il biografo, gli amici di Socrate portavano le loro mogli ad ascoltare le conversazioni di Aspasia.
- Senofonte. Senofonte accenna ad Aspasia due volte nei suoi scritti socratici: nei Memorabili e nell' Economico, dove Socrate raccomanda la sua consulenza.
- Eschine Socratico. Eschine scrisse un dialogo su Aspasia (oggi perduto) in cui la caratterizza in maniera positiva, presentandola come maestra e ispiratrice di eccellenza.
- Antistene. Antistene compose un dialogo socratico intitolato Aspasia, sopravvissuto solo in forma frammentaria, in cui la caratterizza negativamente prendendola come esempio negativo di una vita dedita al piacere.
- Aristofane, nella commedia Gli Acarnesi afferma (comicamente!) che Aspasia è responsabile della guerra del Peloponneso: il decreto di Megara di Pericle, che escludeva Megara dal commercio con Atene e i suoi alleati, era una rappresaglia nei confronti dei Megaresi per il rapimento di alcune prostitute dalla casa di Aspasia.
- Arpocrazione. Dal lessico di Arpocrazione derivano notizie su Aspasia, che la definisce esperta nei discorsi e maestra di Pericle.
- Luciano, Immagini, XVI attribuisce ad Aspasia l'epiteto di «modello di saggezza» e loda la sua conoscenza e intuizione politica.
- Secondo la Suda, Ἀ 4202, Aspasia era «abile per quanto riguarda le parole», una sofista e una maestra di retorica .
'Anche la Era, Aspasia partorisce e la Vergogna Affronta una concubina con occhi canini.'
Si crede che Pericle abbia avuto un figlio illegittimo con lei, su cui Eupoli ha scritto nei 'Demi', rappresentandolo mentre chiedeva: 'Il mio figlio illegittimo vive ancora?' e Myronide rispondeva: 'Da tempo sarebbe un uomo, se non avesse la maledizione della madre cortigiana.' Si dice che Aspasia sia divenuta così famosa e rinomata che anche Ciro, il quale fece guerra al re per il comando dei Persiani, chiamò Aspasia l'amante che preferiva fra le sue concubine, un tempo nota come Milto. Ella era originaria di Focea, figlia di Ermotimo. Dopo la morte di Ciro in battaglia, venne condotta dal re e raggiunse una grande influenza.
Narrando ciò che è giunto alla memoria in questa scrittura, è forse disumano rifiutare e ignorare tali vicende.
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