L’allestimento scenografico dell’Elettra nel teatro di Taormina: la casa è una presenza incombente e oscura nella tragedia, in particolare in quelle legate al mito degli Atridi. |
La tragedia greca è tragedia dei rapporti familiari, conflitto nella famiglia: figli contro padri, fratello contro fratello, mogli contro mariti. E viceversa; amori tragici: filiali, fraterni, coniugali ed extraconiugali.
Se le Coefore di Eschilo (Oreste uccide la madre Clitennestra per vendicare l'omicidio del padre Agamennone) erano state la tragedia dell’eredità paterna impossibile e negata – il figlio privato del padre e del posto nel genos e nella comunità aristocratica e agonale – l’Elettra di Sofocle è la tragedia della figlia.
L’Elettra di Sofocle, composta probabilmente intorno al 410 a.C., è una delle tragedie più celebri del drammaturgo ateniese, appartenente al periodo della piena maturità della sua produzione. Questa versione del mito di Elettra si distingue nettamente dalle rielaborazioni di Eschilo e di Euripide. La trama si apre con il ritorno segreto di Oreste ad Argo, accompagnato dal fidato Pilade, per vendicare l’uccisione del padre Agamennone, perpetrata dalla madre Clitemnestra e dal suo amante Egisto. Mentre Oreste elabora il suo piano, Elettra vive in una condizione di estrema umiliazione: oppressa dalla madre, ridotta a una servitù degradante e consumata dall’odio per gli assassini del padre. Il dramma si sviluppa attorno al conflitto interiore e alle interazioni emotivamente cariche tra i personaggi, culminando nel matricidio e nella restaurazione dell’ordine dinastico.
Elettra è il perno emotivo e narrativo del dramma. Il suo dolore impregna l’intera struttura dell’opera. Fin dall’inizio, il suo lutto è una presenza costante e opprimente, un dolore che si trascina dal giorno dell’assassinio di Agamennone e che guida ogni sua azione. La sua condizione di umiliante asservimento è resa con toni di grande intensità, mentre il ricordo del padre e l’odio verso Clitemnestra e Egisto alimentano la sua ossessione per la vendetta. La vendetta è il tema dominante dell’Elettra. La protagonista è consumata da un desiderio irrefrenabile di giustizia, che si manifesta inizialmente nella speranza del ritorno del fratello Oreste. Di fronte all’apparente inazione degli altri, Elettra non esita a progettare un complotto con la sorella Crisotemi e, se necessario, a prendere l’iniziativa personalmente. Questo desiderio la isola emotivamente e la rende incapace di trovare sollievo o conforto.
Il dolore incolmabile diventa una sorta di leitmotiv che unifica le diverse scene e dà al dramma tensione e coesione emotiva. Il riconoscimento col fratello, che avrebbe dato sollievo al dolore di Elettra, viene appositamente rimandato e dilazionato il più possibile, per permettere il dispiegamento del lutto della protagonista. Il momento culminante del dolore è il monologo dell’urna, in cui Elettra esprime il suo tormento dopo aver appreso della presunta morte di Oreste. Questo monologo è una pietra miliare nella storia del teatro, per l’intensità emotiva e la capacità di rivelare le sfumature più profonde del carattere di Elettra. Sofocle lo utilizza per esplorare temi universali a lui cari, come il lutto, la solitudine e la disperazione, facendo di Elettra un personaggio dolente affine a Filottete e a Edipo anziano e cieco.
Un dolore che non si acquieta, che non accetta consolazione, come dimostra il rapporto aspro di Elettra con il Coro che la esorta alla speranza e alla fiducia. È un dolore inutile e che non partorisce alcuna conoscenza, come avveniva in Eschilo.
Per fare in modo che sia Elettra a dominare la scena con la sua personalità esasperata e intransigente, il personaggio di Oreste viene ‘ristrutturato’ da Sofocle nel senso di un abbassamento. L'Oreste di Sofocle è una pallida ombra dell'Oreste che in Eschilo aveva nutrito nobili sentimenti. Ogni sua energia mentale è assorbita dalla preparazione dell'intrigo, e non resta niente di eroico e nobile. Questo serve ovviamente a far risaltare Elettra, così come è dal contrasto con la sorella Crisotemi, remissiva e accomodante, che emerge la determinazione e l’intransigenza di Elettra.
Lascia sconcertati i lettori moderni l’assenza in Elettra di dubbi morali nei confronti del matricidio. Mentre nell'Orestea il conflitto etico è al centro della narrazione, Sofocle sposta l’attenzione sulle dinamiche umane e familiari, riducendo al minimo il ruolo degli dei nella vicenda. Il matricidio compiuto da Oreste con il supporto di Elettra è presentato come un atto necessario per ristabilire l’ordine dinastico. Tuttavia, Sofocle non indugia su sentimenti di rimorso o pentimento e neppure di giubilo o esaltazione.
La vendetta è compiuta e l’ordine è ristabilito senza ulteriori riflessioni etiche.
La realtà, per il razionalista Sofocle, è tragica perché enigmatica: la ‘morale’ degli eventi o una soluzione appagante sono illusioni e costruzioni. La sofferenza umana, fisica specialmente, resta senza un perché. E, più grave, senza un riscatto conoscitivo.
Per approfondire: Elettra
👉 Due libri imprescindibili (anche su) Elettra:
Nicole Loraux, La voce addolorata. Saggio sulla tragedia greca esplora la tragedia greca e la sua funzione politica e sociale.
Eugene O'Neill: Il lutto si addice ad Elettra (Mourning Becomes Electra) è una trilogia teatrale che rielabora la mitologia greca in un contesto americano, esplorando temi di vendetta, incesto e follia familiare.
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