Negli ultimi decenni le scoperte archeologiche hanno avuto - sulla storia antica - lo stesso effetto rivoluzionario che i telescopi di nuova generazione, da Hubble a Euclid, hanno avuto sull'astronomia. È di molto aumentata la nostra capacità di vedere, non nello spazio, ma indietro nel tempo.
Nell'età del Bronzo, precisamente.
Un periodo lunghissimo, di almeno un millennio, lo stesso che ci separa dalla fine dell'Alto Medioevo! Gli ultimi tre secoli (XV-XII sec. a.C.) in particolare - cioè il Tardo Bronzo - hanno visto il raggiungimento di un altissimo livello di interconnessione (una globalizzazione!) prima; e un collasso dei sistemi, poi.
Dal collasso del mondo globale del Tardo Bronzo sono emerse alcune delle idee e pratiche che tuttora usiamo: la scrittura alfabetica, l'iniziativa economica individuale, le città. Prima, e per un millennio abbondante, un altro tipo di scrittura, un'economia centralizzata e fondata sui 'palazzi'.
Ma torniamo a prima del collasso. Quello che le ricerche archeologiche sono state in grado di dirci sul mondo globalizzato del Tardo Bronzo è veramente sorprendente!
Gli archivi di Mari, un sito sul lato occidentale del fiume Eufrate, nell'odierna Siria documentano scambi commerciali fra regioni anche molto lontane del Mediterraneo orientale: dall'Egitto, da Creta, arrivavano in Mesopotamia stoffe, tessuti, armi, gioielli, scarpe. A Creta, gli scavatori dei palazzi minoici hanno trovato oggetti personali appartenuti a re hyksos (il popolo che aveva invaso e sottomesso per un certo tempo l'Egitto), anfore cananee, sigilli cilindrici mesopotamici. Negli affreschi delle tombe egizie si trovano effigiati (riconoscibili dall'abbigliamento) Minoici che portano doni ad alti funzionari egizi; ma sono documentate nei documenti egiziani anche spedizioni dall'Egitto verso regioni più o meno note: la terra di Punt, la terra di Isy, Canaan, il Sinai. Alla ricerca di rame, turchesi, legno da costruzione, zanne d'avorio. E in Anatolia (attuale Turchia) a 200 km da Ankara è stata di recente trovata una spada micenea, con iscrizione in accadico (il linguaggio diplomatico dell'Età del Bronzo) dedicata da un re ittita che aveva sedato una rivolta.
Questi dati ci dicono che nel XV e XIV secolo a.C. vi erano intensi scambi fra mondo egeo, Creta, Egitto, Mesopotamia, Anatolia: missioni diplomatiche, viaggi di mercanti, scambi di lettere, trattati di pace, matrimoni e inviti fra dinasti. Nell'archivio di Amarna, scoperto nel 1887 in Egitto e contenente la corrispondenza di Amenofi III, troviamo le lettere di accompagnamento di queste spedizioni: "per mezzo della presente, ti mando 1 carro, 2 cavalli, 1 servitore maschio etcc..." - dice per esempio Amenofi III a Tushratta, re di Mitanni. Queste liste arrivavano fino a 300 righe di 'doni' che un re mandava ad un altro, insieme a personale specializzato: artisti, scribi, funzionari, perfino figlie date in sposa. A volte le merci inviate si perdevano, venivano rubate durante il cammino o si rivelavano false come lamenta il re Burna-Buriash, cassita di Babilonia, di un carico di oro mandatogli da Akhenaton, faraone egiziano.
Una regina d'Egitto chiede persino, per lettera, al re ittita Suppiluliuma di darle un figlio come sposo, essendo rimasta vedova. Il re, dopo alcuni tergiversamenti, manda suo figlio: Zannanza. Ma durante il viaggio per l'Egitto, in un'imboscata, Zannanza muore e il re Suppiluliuma non esita a gridare al complotto ordito ai suoi danni dall'Egitto!
Le fonti citate fin qui erano note da tempo, almeno da fine '800.
Per il XIII secolo disponiamo invece di fonti nuove: negli anni '80 è stato trovato il relitto di una nave che risale addirittura al 1300 a.C.: la nave di Uluburun: trasportava vetro grezzo, anfore per lo stoccaggio di orzo, resina, spezie, stagno e rame grezzi, veleggiando da est a ovest. Era una nave lunga 15 metri, in legni di cedro del Libano, inabissatasi a 40 metri di profondità. Le merci che trasportava, recuperate grazie agli enormi progressi dell'archeologia subacquea, provenivano da almeno 7 regioni diverse e il suo equipaggio - a giudicare dai piccoli oggetti personali recuperati - era in parte miceneo. Altri relitti sono stati trovati e studiati negli anni '90: il relitto di Punta Iria, lungo la costa dell'Argolide che risale al 1200 a.C. e il relitto di Kumulka scoperto nel 2018 nella stessa zona della nave di Uluburun, che risale addirittura al XVI-XV secolo.
Nuove parti di siti archeologici già conosciuti - come Ugarit - sono poi state scavate e i materiali pubblicati dagli anni '90 e fino al 2016, come la "casa di Urtenu" a Ugarit e il suo ricco archivio di lettere inviate dal re di Ugarit ai re di Assiria, Egitto, Karkemish, Sidone, Hattusha. Un tale Zu-Astarti scrive per esempio di varie traversie subite durante un viaggio per mare relativo ad un commercio di cavalli, che non era certo fossero stati ricevuti dal destinatario.
Un'altra però, mandata dall'ultimo re di Ugarit, Ammurapi, al vicerè ittita a Karkemish, ha tutt'altro tono! Ugarit è seriamente minacciata da imprecisati nemici! Sono urgenti rinforzi e aiuti militari!
Sappiamo che la lettera o non fu inviata affatto o non fu inviata in tempo, perché Ugarit, come molti altri centri e capitali del Tardo Bronzo fu distrutta. Nel giro di pochi decenni, la società del Tardo Bronzo collassò in quella che Eric H. Cline, nel suo libro 1177 a.C. Il collasso della civiltà, definisce "una tempesta perfetta di calamità": terremoti (molti siti mostrano lunghi muri fuori asse e colonne rovesciate che giacciono parallele); invasioni e/o rivolte intestine (segni di incendi e punte di frecce); malattie e carestie, megasiccità (provata dalle recenti ricerche sui paleoclimi). Nessuno di questi elementi, da solo, avrebbe potuto causare una crisi dalle dimensioni spaventose come quella che annientò Minoici, Micenei, Ittiti e costrinse a riorganizzarsi Assiri, Cananei, Egizi con modelli di insediamento diverso ed economie locali.
L'effetto congiunto di questa serie impressionante di calamità provocò il crollo dei commerci internazionali, il collasso dell'organizzazione amministrativa centralizzata, la scomparsa della classe dirigente tradizionale, il collasso dell'economia di scambio, l'abbandono di insediamenti e il declinio demografico. La situazione che si verificò è stata spiegata dagli studiosi con il concetto di "collasso di sistemi": una serie di reazioni a catena che amplificano il potenziale distruttivo dei singoli elementi di crisi - magari inaspettati e imprevedibili - "cigni neri" - e causa una riduzione improvvisa e significativa della complessità sociopolitica del sistema.
Il collasso dei sistemi complessi che avevano dominato il Vicino Oriente e il Mediterraneo orientale durante l’Età del Bronzo fu un evento determinante nella storia delle civiltà antiche. Questo fenomeno segnò la fine di un'epoca durata oltre un millennio, caratterizzata da reti commerciali interconnesse, strutture politiche centralizzate e modelli economici sofisticati.
La teoria della complessità offre un quadro interpretativo efficace per comprendere le dinamiche di questo collasso. L’interdipendenza tra economia, politica e commercio creò un equilibrio dinamico altamente sensibile a shock esterni e a processi interni di instabilità. Una volta compromesso questo equilibrio, si innescò un effetto domino che portò al crollo dell’intero sistema. Il collasso dell’economia di scambio, elemento cardine di questo equilibrio, determinò la crisi delle ambascerie reali, il crollo delle reti di approvvigionamento e la disintegrazione delle corrispondenze diplomatiche, aggravando il processo di frammentazione politica e sociale.
La complessità delle società del Tardo Bronzo sarebbe dunque un predittore della crisi; mentre il loro grado differente di flessibilità e ridondanza sistemica avrebbe protetto alcune dagli eventi devastanti del crollo e determinato invece l'impossibilità di risollevarsi per altre.
Le dinamiche di collasso osservate nel Tardo Bronzo non appartengono solo al passato: cicli simili sono documentabili in molte altre epoche, a scala più o meno ridotta. Anche le società contemporanee dipendono da sistemi complessi e interconnessi, vulnerabili a shock improvvisi e a processi di destabilizzazione endogena. Le crisi economiche globali, i cambiamenti climatici e le tensioni geopolitiche dimostrano come l’interdipendenza possa trasformarsi in fragilità.
Comprendere il crollo delle civiltà del Tardo Bronzo attraverso strumenti come la teoria dei sistemi potenzia la nostra capacità di analizzare i rischi del presente e le strategie di resilienza necessarie a evitare il ripetersi di dinamiche distruttive.