venerdì 4 aprile 2025

Se Sparta fosse stata più audace...


Nella tarda estate del 411 a.C., in un clima di paura e di confusione generato dal colpo di stato oligarchico, giunse ad Atene la notizia della disfatta della flotta inviata ad Eretria al comando dallo stratego Timocare: ventidue delle trentasei navi ateniesi erano state catturate dai Peloponnesiaci e i loro equipaggi uccisi, altri Ateniesi erano stati ammazzati dagli Eretriesi, i restanti erano stati catturati, in pochi si erano salvati giungendo a Calcide o rifugiandosi nel fortino ateniese di Eretria: tutta l'Eubea, tranne Oreo, fu indotta alla ribellione dagli Spartani.

La sconfitta, com'era naturale data la centralità dell'Eubea nel sistema di approvvigionamenti di Atene, produsse imme­diatamente un enorme spavento; più grande, a detta di Tucidide, dello sgomento provocato dal disastro in Sicilia: si temeva infatti che gli Spartani ponessero l'assedio ad Atene stessa o che, ormeggiatisi contro, inducessero gli alleati ad accorrere in aiuto, lasciando incustodite le loro poleis. Cosa che avrebbe reso tutto l'impero una facile preda per i nemici. 

Ma la previsione non si verificò. Gli Spartani non si mossero.

"Se i nemici - osserva acuto e caustico Tucidide - dopo aver ottenuto la vittoria, avessero osato dirigersi immediatamente verso il Pireo, che era privo di navi, dal momento che non se ne prevedeva la presenza, avrebbero fatto ciò con facilità se fossero stati più audaci, e avrebbero o ulteriormente diviso la città assediandola, oppure, se fossero rimasti a stringerla d'assedio, avrebbero costretto le navi provenienti da Ionia, benché ostili agli oligarchi, a soccorrere i loro stessi compatrioti e l'intera città. E in tal caso avrebbero avuto l'Ellesponto, la Ionia, le isole, il territorio fino all'Eubea e, per così dire, l'intero dominio ateniese. Per gli Ateniesi, i Lacedemoni furono fra tutti i nemici più utili contro cui combattere, anche in molte altre occasioni: essendo infatti assai diversi nel carattere, veloci i primi, lenti i secondi, gli uni temerari gli altri privi di iniziativa, furono di gran giovamento soprattutto all'impero marittimo".

La storiografia greca, inclusa quella di Tucidide, presenta spesso aperture alla storia virtuale attraverso ipotesi controfattuali: Tucidide spesso collega le riflessioni controfattuali alle speranze, alle aspettative, ma soprattutto agli indugi e alle paure dei protagonisti. In questo contesto, l'incapacità spartana di agire decisivamente nel 411 potrebbe essere vista come un "indugio" con conseguenze storiche significative.

Tucidide si chiede dunque: cosa sarebbe successo se gli Spartani avessero colto appieno, con audacia, l'opportunità nel 411 a.C.? 

In un momento di instabilità politica ad Atene, segnato dal colpo di stato dei Quattrocento, un'azione militare spartana decisa e tempestiva avrebbe potuto infliggere un colpo mortale ad Atene. La flotta, che era in maggioranza democratica e che si trovava di stanza a Samo, era riluttante a riconoscere il nuovo governo oligarchico. Se gli Spartani avessero attaccato in quel frangente, avrebbero potuto sfruttare la divisione interna ateniese e la potenziale mancanza di coordinamento tra le forze navali e la città. 

Una vittoria spartana nel 411 avrebbe accorciato avuto importanti riflessi sia nella politica interna che nel contesto internazionale: sul fronte interno, la restaurazione della democrazia, che in effetti avvenne successivamente, sarebbe potuta essere più difficile o addirittura impossibile. Una sconfitta precoce avrebbe potuto consolidare un regime oligarchico filo-spartano ad Atene. 

Ma la conclusione anticipata della guerra avrebbe portato a un diverso equilibrio di potere nel mondo greco. Sparta avrebbe consolidato la sua egemonia molto prima, e la successiva storia del IV secolo a.C., con l'ascesa di Tebe e il regno di Filippo II di Macedonia, avrebbe potuto prendere una piega differente. 

Il fatto che gli Spartani non abbiano agito in modo decisivo nel 411 e abbiano continuato una guerra logorante - paradossalmente - potrebbe aver permesso ad Atene di riprendersi e, in ultima analisi, di non essere completamente annientata. In questo senso, la loro "utilità" come nemici è evidente nel fatto di non aver inflitto il colpo di grazia in un momento di vulnerabilità ateniese, permettendo una successiva, seppur travagliata, ripresa.

Tucidide usa spesso il ragionamento controfattuale per evidenziare l'importanza delle decisioni (o delle mancate decisioni) dei leader e le responsabilità morali e politiche. L'indugio spartano nel 411, analizzato in chiave controfattuale, mette in luce la mancanza di lungimiranza o di capacità di cogliere il momento opportuno da parte della leadership spartana; ma non si può escludere che lo sviluppo dell'idea controfattuale di una precoce vittoria degli Spartani possa servire a coinvolgere il lettore a livello emozionale, creando sollievo per una soluzione peggiore evitata o rimpianto per un'occasione perduta,  consapevolezza della precarietà degli eventi storici e dell'importanza delle scelte in momenti critici.

Bibliografia:

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Niall Ferguson, Virtual History. Alternative and Counterfactual, Basic Books, New York 1997 (ristampato nel 2011 per Penguin Books). Questa opera è considerata fondamentale sulla storia virtuale e il pensiero controfattuale.

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